IL PICCOLO PRINCIPE

di
ALBERTO LACHI



Personaggi:

Il piccolo principe (P); Il fiore (F); Il re (R); Il vanitoso (Vt); L'ubriacone (U); L'uomo d'affari (Af); Il lampionaio (L); Il geografo (G); Le rose (Rs); La volpe (V); Il controllore (C); Il mercante (M); Antonio (A); Il serpente (S).

ATTO PRIMO


SCENA PRIMA


Voce di Antonio fuori campo: C'era una volta un piccolo principe che viveva su di un pianeta poco più grande di lui e aveva bisogno di un amico... Ma forse meglio che vi racconti come sono andate le cose fin dall'inizio.

Si apre il sipario.

Pianeta del piccolo principe.

Vi sono tre piccoli vulcani. Ci sono alcuni baobab e molti fiori, tutti uguali (margherite). Fra questi c'è un fiore, diverso dagli altri (rosa).
Il piccolo principe sta spazzando, mettendo in ordine e, di tanto in tanto, strappa via i baobab ( nominandoli ).

( Mentre strappa un baobab ne spiega il significato. Continua così per un po' finchè non trova la rosa.

P: Oh, ma tu sei un fiore nuovo nel mio giardino... Da dove sei venuta?

F: Sono arrivata qui sotto forma di seme da qualche altro pianeta.

P: Direi che stata una bella fortuna per il mio piccolo pianeta.

F: Ah sì? E perché?

P: Perché sei un fiore ben più carino... (sottovoce) delle mie margherite...

F: Perché lo dici così piano?

P: Le margherite potrebbero essere gelose.

F: Va beh, comunque sia sarà forse stata una fortuna per te ma non lo stata certo per me!

P: Perché?

F: Perché sul mio pianeta le rose sono considerate il fiore più prezioso e siamo accudite e curate con tutte le attenzioni... invece qui non ci sarà nessuno che pensa a me...

P: Ma non ti devi preoccupare di questo, io penserò a darti tutto ciò di cui hai bisogno!

F: Ti ringrazio, ma potrebbe non bastare.

P: Basterà di sicuro. Ho un annaffiatoio per bagnarti tutti i giorni, una serra per ripararti dal freddo, e tutte le medicine nel caso che...

F: Il problema che tutto ciò che farai per me sarà inutile se non lo farai per amore.

P: Per amore?

F: Già. Purtroppo noi rose siamo fatte così.

P: Ma... l'amore non una cosa che si può avere così, a comando...

F: Lo so bene. E per questo che sono triste. Qui nessuno si innamorerà di me ed io morirò... (piange).

P: Su, non fare così. Non si può mai dire... e poi io ti voglio bene... forse mi sono gi un po innamorato di te... ( fa per abbracciarla ma si punge ). Ahi! Mi sono punto con queste.

F: Sono le mie spine.

P: Pungono!

F: Naturalmente!

P: E a cosa ti servono?

F: A difendermi dai pericoli.

P: Ma io non sono un pericolo per te, eppure mi sono punto lo stesso.

F: E questo il problema delle mie spine. Non fanno distinzione fra amici e nemici, pungono chiunque si avvicini. Solo chi innamorato accetta del dolore in cambio dellaffetto. (Tossisce).

P: Stai bene?

F: Questo vento mi sta facendo ammalare... Mi ci vorrebbe proprio un paravento.

P: Ci penso io. ( Sistema un paravento di fianco alla rosa ). Ecco fatto.

F: Grazie, ora va meglio... Sai che sei proprio gentile, tu?

P: L'ho fatto con amore. Mi dispiace solo che sei arrivata proprio il giorno della mia partenza. Stavo giusto sbrigando le ultime faccende... non posso lasciare il mio piccolo pianeta in queste condizioni!

F: E dove vai? ( Preoccupata ).
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P: Non lo so di preciso, visiterò i pianeti vicini... Ho voglia di conoscere l'universo.

F: Ecco lo svantaggio di essere un fiore! Queste benedette radici non vogliono saperne di lasciarmi spostare da qui.

P: Restare con i piedi ben piantati per terra può avere i suoi vantaggi.

F: Ad esempio?

P: Ad esempio una volta che sei in un bel posto te lo godi per tutta la vita e non ti lasci portare dal vento chissà dove.

F: In effetti questo posto mi piace anche se senza di te sarà un po' più triste.

P: Non ti preoccupare... Non starò via molto, e quando tornerò mi prenderò cura di te. Nel frattempo non essere triste.

F: La fai facile, tu...

P: Basta pensare alle cose belle anziché alle brutte.

F: Potrei pensare al tuo ritorno.

P: Lo vedi? C'è sempre qualcosa di bello a cui pensare, basta cercarlo.

F: Penserò a tutto ciò che mi racconterai...

P: Anche tu avrai qualcosa da raccontarmi. Farai amicizia con le margherite...

F: Certo, perché no? Ci faremo compagnia

P: Beh, adesso devo proprio andare... ciao.

F: Ciao ( Tossisce ).Il piccolo principe esce.


SCENA SECONDA


Il palcoscenico spoglio. Ci sono solo, immobili, i sei personaggi: il re, il vanitoso, lubriacone, luomo daffari, il lampionaio e il geografo.
Entra il piccolo principe.


R: Ah! Ecco un suddito.

P: Come può conscermi se non mi ha mai visto?

R: Non ho bisogno di conoscerti, tutti gli uomini sono miei sudditi. Avvicinati, che ti veda meglio.

Il piccolo principe si avvicina sbadigliando.

R: E contro l'etichetta sbadigliare alla presenza di un re. Te lo proibisco.

P: Non posso farne a meno, ho fatto un lungo viaggio e non ho dormito...

R: Allora ti ordino di sbadigliare. Sono anni che non vedo qualcuno sbadigliare e gli sbadigli sono una curiosità per me. Avanti! Sbadiglia ancora, è un ordine.

P: Mi avete intimidito... non ci riesco più.

R: Mmmmmh... Allora ti ordino di sbadigliare un po' e un po'...

P: Posso sedermi?

R: Ti ordino di sederti.

P: Sire, scusate se vi interrogo...

R: Ti ordino di interrogarmi.

P: Sire, su che cosa regnate?

R: Su tutto.

P: Su tutto?
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R: Su tutto questo. Sono un monarca universale.

P: E le stelle vi ubbidiscono?

R: Certamente. Mi ubbidiscono immediatamente. Non tollero l'indisciplina.

P: Vorrei tanto vedere un tramonto. Fatemi questo piacere, ordinate al sole di tramontare...

R: Gli ordini di un re devono essere ragionevoli. Se ordinassi a un generale di trasformarsi in un uccello, e non ubbidisse, chi avrebbe torto, lui o io?

P: L'avreste voi.

R: Esatto. Bisogna esigere da ciascuno ciò che ciascuno può dare. L'autorità riposa prima di tutto sulla ragione.
Se ordinassi al popolo di andarsi a gettare in mare, farebbe la rivoluzione. Ho il diritto di esigere ubbidienza perché i miei ordini sono raginevoli.

P: E allora il mio tramonto?

R: L'avrai ma, nella mia sapienza di governo, aspetterò che le condizioni siano favorevoli.

P: E quando lo saranno?

R: (Consultando l'orologio) Tra tre ore e quaranta sarò ubbidito a puntino.

P: (Sbadigliando) Non ho più niente da fare qui. Me ne vado.

R: Non partire. Non partire ti farò ministro.

P: Ministro di che?

R: Di... della giustizia.

P: Ma se non c'è nessuno da giudicare!

R: Non si sa mai. Magari dall'altra parte del pianeta... Sai non ho ancora fatto il giro del mio regno e...

P: Oh, ma ho già visto io. Neppure la' c'è nessuno.